[...] Melodicamente la Guajira é un *lamento*, cioé la trovi spesso in
tonalità minore
Mi permetto, Paolo, di farti un plauso per aver sottolineato questo
concetto.
Ciò che trovo improduttivo, infatti, è voler definire e incasellare i
cosiddetti "generi" fissandosi su un solo aspetto - per esempio le loro
possibili caratteristiche ritmiche - senza invece focalizzare l'ascolto
sempre a diversi livelli: verso la melodia, l'armonia, i colori e timbri, e
soprattutto assorbendo le suggestioni per quello che la canzone o la musica
stessa ci DICE, attraverso quelle storie figurate che s'alimentano
direttamente dal terreno che ne è stata, storicamente, la culla.
Come è stato puntualizzato in questo stesso thread, elemento importantissimo
è la natura rurale, scarna e talvolta aspra o "lamentosa", di questo canto,
che ne informa l'atmosfera stessa e contagia molto di più l'immaginazione,
evocando vicende di vita contadina, di quanto non faccia il passo ritmico
globale del brano.
Perché non va dimenticato che la guajira originaria - ma quante è dato
ascoltarne alle nostre latitudini? - presenta sì certi tratti ritmici
peculiari (come spiega Orovio il tessuto ritmico alterna parti in tre quarti
con altre in sei ottavi), ma poi, come spesso è avvenuto a Cuba, si è
arricchita mutando e sviluppandosi attraverso le mescolanze e le
contaminazioni, arrivando per esempio a quella "guajira-son" (cui
implicitamente allude lo stesso Pachanga nel parlare delle somiglianze fra
queste forme) dove l'incedere ternario è perso se non in residui accenti di
determinati strumenti - che però non è sempre facile o conveniente astrarre
dall'ascolto alla ricerca di... "indicatori" infallibili.
Meglio allora concentrarci sul sapore vivo di queste composizioni, tuffaci
nella 'lettura' quasi che ci accingessimo a sfogliare certe "Bucoliche" o
"Georgiche" virgiliane, lasciarci penetrare dalla melodia che - questo sì
che è un lato inconfondibile - attacca in tonalità minore (per poi virare
talvolta su più solari progressioni in maggiore) a voler dipingere fin
dall'incipit del brano i contorni d'una storia triste, un approccio amoroso
venato di malinconia, un idillio a malapena intravvisto, fra cuori che
battono e sudore che imperla la fronte nei campi infuocati d'Oriente.
E chissà se anche in tempi moderni si può ancora parlare di un "genere"
musicale stagliato e fedelmente riprodotto, avendo piuttosto a che fare con
una materia dalle radici antiche sì, ma trasformata e rivoltata
nell'elaborazione di tanti appassionati autori che ripartono dallo spirito
contadino di una volta per cesellare i loro racconti 'campesinos'
contemporanei...
Ma un canone di basso traccheggiante, il velo trascinato di violini stonati,
i ghirigori un po' cupi del piano, e la voce del "Indio" che intona il suo
canto d'amore a dissipare ombre di tristezza e fatica non possono che
formare lo scenario commovente di una grande Guajira, in questa meravigliosa
canzone di Yolanda Suárez (reinterpretata dalla Orquesta Aliamén e in tempi
recenti appunto da Manolito y su Trabuco). Una guajira che - nelle immagini
e fantasie del contadino innamorato - tanto mi riporta [perdonate il
paragone astruso], alle memorie di bambino quando in campagna assistevo al
ritorno di mia nonna dalla vigna a notte inoltrata, i piedi scalzi e la
'cavagna' in testa, o ancora mi ricorda le avventure strappacuore delle
vecchie "Io sono Irish" o "Una miniera" suonate dai New Trolls ... e a ogni
ascolto dà quegli stessi brividi:
"Amanece en la campiña,
reverbera el sol ufano
y va un sombrero de guano
montado en su yegua mocha,
trota, que trota, que trota:
es el guajiro cubano.
Por la tarde al regresar,
y cuando bate la brisa
se le seca la camisa
del sudor de la faena,
y de su cara serena
se desprende una sonrisa.
Guajirita si supieras
lo que pienso y no te digo:
tesoro vente conmigo
dónde está la ceiba vieja,
que sembró el viejo en su tierra
cuando yo era un bejigo,
allí haremos el nido,
te llenaré allí de besos
y pensando en los excesos
de nuestro amor sin medida.
Guajirita de mi vida,
sello mis sueños con besos.
Guajirita ven conmigo..."
Ferr
("Los Enterados" - Genova)
--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/